HERBIE II – lontano dal mondo delle corse ma combattivo come in pista

///HERBIE II – lontano dal mondo delle corse ma combattivo come in pista

HERBIE II – lontano dal mondo delle corse ma combattivo come in pista

Uscito a 6 anni di distanza[1] dal capitolo precedente, il secondo episodio della popolare serie motoristica targata Walt Disney ricalibra – a fronte di un discorso maggiormente aggravato sul lato intimo e personale – l’avventura di uno dei personaggi più amati del mondo disneyano, il fittizio maggiolino da corsa dotato di una vena caratteriale “da trattare con i guanti”. Primo sequel della produzione motoristica disney inaugurata con Un maggiolino tutto matto, il film restituisce l’immagine della desolazione del protagonista a causa della fuga del suo pilota in Europa e della decorrenza della modernità, tanto da gravare sul rimpianto dei tempi che furono, momento narrativo, questo, fotografato in una retrospettiva accattivante

Un tempo veicolo campione delle più strabilianti competizioni, il suscettibile maggiolino “umanizzato” (ndr) da corsa si troverà a dover difendere la propria casa dalle pressioni edilizie di Alonzo Hawk (Keenan Wynn), un megalomane senza scrupoli che, intento a modernizzare la San Francisco degli anni 70, vorrebbe spazzare via l’intera periferia della città per costruirvi un grande centro commerciale disposto su due grattacieli. Assoldando il nipote neolaureato Will (Ken Berry) per convincere la signora Steinmetz (Helen Hayes) e Nicole (Stefanie Powers) a lasciare la loro abitazione, l’avido carattere interpretato da Wynn non mancherà di dare adito alla sua falsità, dovendo infine ravvedersi dal perseguire i suoi scopi a causa dell’attaccamento al passato di Herbie. Tematica di fondo di Herbie il maggiolino sempre più matto, appunto, l’intenzione dell’auto di proteggere i suoi luoghi e i suoi cari, ricorrendo all’aiuto di una squadra di “amici” e ostacolando i piani dell’imprenditore anche grazie all’aiuto di Nicole e Will, il quale finirà per schierarsi dalla parte giusta. Romanzata al punto giusto, la storia raccontata, rimaneggiata con cura nuovamente da Robert Stevenson[2], finisce per trasmettere il messaggio orgoglioso dell’obbligo di proteggere, per quel che si può, tutte le cose a cui si tiene, lanciando il monito del necessario apprezzamento anche delle fattezze più naturali, come può essere una casa.


[1] 6 Giugno 1974

[2] n. 1/03/1905 – m. 30/04/1986

By | 2020-05-08T02:01:23+02:00 Aprile 30th, 2020|Cinema, Recensioni|0 Comments

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