FULL OUT – la determinazione personale e le persone giuste come fonti del successo

///FULL OUT – la determinazione personale e le persone giuste come fonti del successo

FULL OUT – la determinazione personale e le persone giuste come fonti del successo

Rappresentazione cinematografica delle arti performative, il prodotto, uscito l’11 Settembre del 2015 in Canada, costituisce un esempio di buon cinema realistico che usufruisce dei meccanismi della settima arte per creare una trattazione piacevole e dinamica, raccontando una storia di rivincita/rivalsa su un tema comunque drammatico.  Tratto dalla storia realmente accaduta alla ginnasta Ariana Berlin, il film è diretto da Sean Cisterna e interpretato da Ana Golja, risultando da subito un prodotto verisimile e naturale, tanto da avvicinare gli spettatori alla storia della grande atleta che non si è lasciata sopraffare dalla battuta di arresto che, occorsale da giovanissima, ha messo a dura prova la sua integrità.

Vittima di un brutto incidente d’auto costatole le olimpiadi, l’atleta, allora quattordicenne, mostra la tenacia di chi è pronto a tutto pur di non arrendersi. Le era stato fortemente sconsigliato di riprendere la strada della ginnastica, ma il coraggio e la grinta della ragazza, uniti a un pizzico di voglia di mettersi il passato alle spalle, hanno fatto si che tornasse in pista, trovando la motivazione innanzitutto grazie alla fisioterapista Michelle (Asha Bromfield) ma anche all’hip-hop, un tipo di danza con movimenti totalmente fuori dai suoi canoni. Ruolo cardine nella sceneggiatura è quello della donna interpretata dalla Bromfield, la quale è stata la prima a vedere le grandi potenzialità della ragazza “pronta a muoversi di nuovo” (cit.), nonché l’unica a stimolarla introducendola nel mondo del ballo coreografico “da strada” (cit.) sopracitato. Amica, fisioterapista e motivatrice, il personaggio di Michelle non può che risultare esemplare, proprio quello che serviva alla ragazza per rialzarsi e – passo dopo passo (cfr.) – tornare in pista, sentendosi nuovamente se stessa e puntando di nuovo all’UCLA. Motivata ad emergere con la sua crew formata da Adam (Robbie Graham-Kuntz), Twist (Lamar Johnson), Cashmere (Genny Sermonia) ed Emma (Courtney Van Wirdum), la co-protagonista del film – di cui è uscito anche un sequel lo scorso anno (qui la recensione) – aveva intravisto l’opportunità di rendere speciale la performance del suo “gruppo di ballo” (cit.), motivo per cui l’incontro tra lei e la ragazza protagonista è caduto come un lampo a ciel sereno. Presumibilmente romanzato, il film è un prodotto per famiglie interessante per più aspetti, la colonna sonora e le musiche selezionate, il contatto tra i movimenti classici e composti con quelli sfrenati e dinamici del ritmo hip-hop, un cast naturale ma attento all’impatto sul grande schermo, un montaggio accattivante e soprattutto il tema di riconquista della libertà, con alcuni spunti riflessivi in sottofondo. Primi tra questi quelli derivanti dalle parole del carattere interpretato da Jennifer Beals, nei panni della coach Valerie Kondos-Field/Miss Val che, realmente presente nel cast come annunciatrice televisiva, è stata un’altra figura fondamentale nel recupero completo dell’atleta con conseguente riappropriazione dei suoi spazi ma non solo, finendo per circoscrivere – nel linguaggio sportivo che fa da matrice all’opera – l’importanza della vita.

By | 2021-09-03T02:42:28+02:00 Agosto 11th, 2021|Cinema, Recensioni|0 Comments

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