Primo capitolo della serie proseguita due anni dopo con Tartarughe Ninja – fuori dall’ombra, il film diretto da Jonathan Liebesman illustra il processo di crescita e maturazione di quattro piccole tartarughine d’acqua che incroceranno il loro cammino con April O’Neil (Megan Fox), una reporter alla ricerca dell’occasione per salire di livello e non essere più “la schiuma del caffè” (cit). Si capirà presto che la donna interpretata dalla Fox e i quattro stravaganti eroi si conoscono da tutta la vita ed April non è altro che – come rivelerà loro Splinter (Danny Woodburn) – colei che li ha tratti in salvo, la loro “ogosha” (cit.). Sarà la necessità di garantire alla città di New York protezione a portare Donatello (Jeremy Howard), Raffaello (Alan Ritchson), Leonardo (Pete Ploszek) e Michelangelo (Noel Fisher) fuori dal loro rifugio underground dove – per istinto di protezione – erano stati fino ad allora “custoditi”.
Frutto di un esperimento mutageno effettuato molti anni prima dal padre di April e da Eric Sacs (William Fichtner), i quattro fratelli sono diventati – grazie agli insegnamenti di Splinter nel duplice ruolo di maestro e padre – dei possenti guerrieri, “adolescenti” (cit.) ma decisamente abili nell’arte del ninjutsu. Strutturato lungo la narrazione di appropriazione ambientale, il lungometraggio del 2014 dedicato ai mutanti prestati al cinema dai fumetti e dalla TV passa per le vicende che vedono invischiato il carattere interpretato da Fichtner con il losco Schredder (Tohoru Masamune), abile karateca a capo del Clan del Piede, desideroso di spazzare via l’umanità, minacciandola con una tossina a cui potrebbe porre rimedio soltanto il mutageno contenuto nel corpo delle tartarughe, a definire la motivazione nel loro ritrovamento di Sacs, il quale, credendole perdute in un incendio, sembra pronto a servirsi della giovane April per portare a termine il suo piano di controllo e ricchezza, ma dovrà fare i conti con i nuovi/vecchi amici della ragazza che, nella vicenda, è “corteggiata” e supportata da Vernon (Will Arnett). Ad arricchire il prodotto – accompagnandosi ad uno spiccato uso di trucco e costumi e ad un suggestivo montaggio fatto di panoramiche, campi aperti ed, anche grazie alla computer grafica, inquadrature ad ampio raggio – è sicuramente un’importante colonna sonora fatta di musiche avvincenti e ritmi serrati ad inquadrare le vicende di azione ma anche di leggerezza evasiva.