STEP SISTERS – abbattere le barriere perché l’arte performativa è di tutti

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STEP SISTERS – abbattere le barriere perché l’arte performativa è di tutti

Costruito tutto sulle tematiche di competizione e ambizione, il film di Charles Stone III è un mix strutturato tra commedia e danza che presenta un gruppo di “bianche” (cit.) aspiranti steppers, alle prese con un duro percorso di allenamento per riabilitare il proprio nome nell’ottica – in un certo senso – della globalizzazione artistica e performativa. A provvedere al loro training sarà l’ex Theta Jamila Bishop (Megalyn Echikunwoke) che, desiderosa di ricevere una lettera di referenze per entrare ad Harvard, viene ingaggiata dal preside Berman (Robert Curtis Brown) per assolvere al compito di elevazione sociale delle sue ragazze.

Fondato sulla sorellanza tipica degli States ma non soltanto, il film produce anche un certo interesse di reciproca conoscenza culturale sul finale, quando – nel ruolo chiave della loro coreografa Aisha (Naturi Naughtan) – le campionesse in carica dello Spectacular riconosceranno, opponendosi ad esso, il favoritismo razziale come ancora persistente tra i membri della giuria. Segnando, a livello cinematografico, un punto di svolta nella tradizione dello Stepping, il film sembrerebbe farsi portavoce della necessità di cambiamento e di accettazione, motivo per cui sarebbe indispensabile riconoscere la possibilità di vivere l’arte andando oltre le barriere e qualunque sia il colore della pelle, abbattendo gli stereotipi perché, fondamentalmente – nella consapevolezza che si instaurerà nell’individualità e nella coscienza di Jamilah, passata dalle intenzioni opportunistiche ad una crescita anche personale – l’arte è di tutti. Questo il forte messaggio sullo sfondo del film in oggetto, una produzione USA che, disponibile dal 19 Gennaio 2018 su Netflix, pone – circoscrivendosi intorno ad una vera “gara di danza senza esclusione di colpi” – l’accento sia sulla tematica razziale che su quella di genere, arricchendosi di un sottofondo sentimentale tra la protagonista interpretata dalla Echikunwoke e Kevin (Marque Richardson), artefici – soprattutto la donna – della rivoluzione che porterà le Sigma Beta Beta a contendersi lo scettro della competizione originariamente afroamericana, il tutto bilanciato da un montaggio e una successione scenica coinvolgenti, tra le frizzanti musiche di Laura Karpman e Raphaael Sadiq in una narrazione fatta di – almeno emotivamente – colpi di scena e temi di integrazione.

By | 2021-04-01T13:12:35+02:00 Marzo 31st, 2021|Cinema, Recensioni|0 Comments

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