SPERAVO DE MORÌ PRIMA – “cresciuto come un campione e diventato leggenda” (cit.)

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SPERAVO DE MORÌ PRIMA – “cresciuto come un campione e diventato leggenda” (cit.)

Già disponibili nel catalogo di Now TV e in onda questa sera su Sky Atlantic, gli episodi finali della serie interpretata da Pietro Castellitto per la regia di Luca Ribuoli rivendicano, a tutti gli effetti, la leggenda tracciata dall’inarrivabile capitano giallorosso, integrando nella sequenza scenica non soltanto immagini di repertorio che ritraggono il vero Totti in campo e fuori ma anche arricchendosi della partecipazione dell’artefice di oltre 25 anni di storia giallorossa e di sogni per 786 partite. Innegabile, anche per i tifosi di altre squadre, la grandezza della sua persona e delle sue magie, raccolte anche nell’ultimo atto della sua avventura di calcio giocato, con immagini tanto malinconiche quanto commoventi, riportate per intero con annesso discorso “strappalacrime”, finendo per dar ulteriore lustro al prodotto in oggetto, consacrato anche dalla presenza – in uno scorcio superbo di sovrapposizione cinematografica – del campione in persona.

Proprio qui si chiude la miniserie, al culmine della carriera dell’ottavo re di Roma, ritratta – tra la fotografia del suo “covo” con tutte le maglie – con profondo rispetto e con l’anima gloriosa della consapevolezza di aver avuto un unico amore anche nel mondo del calcio e aver dato il massimo per quei colori che, proprio nella scenografia teatrale dell’ufficio, restituiscono l’immagine del tempo che scorre. Percorrendo le giornate e soprattutto le nottate in bianco prima di quel giorno di Maggio 2017, il prodotto televisivo compie spesso salti indietro nel tempo e – inserendo nello storyboard anche il quarantesimo compleanno del protagonista – si pone alla fine nel baratro di una narrazione circolare lungo i sei appuntamenti settimanali del Venerdì, disposti proprio a cavallo dell’anniversario dell’esordio del numero 10 in serie A. Richiamata in retrospettiva anche nel quinto episodio, la prima volta di Francesco sul campo dell’Olimpico risale a quando il club della prima squadra, orfana di un giocatore e di soluzioni per affrontare il Brescia, decise di puntare su un giovanissimo talento nascente, prelevandolo dalle giovanili e facendogli assaporare per la prima volta quel profumo di campo che non andrà più via. Nel cast del prodotto Sky Original, oltre ad una comparsata del pescarese Milo Vallone, alla presenza abbastanza fissa di Gabriel Montesi alias Antonio Cassano e a quella di Marco Rossetti alias Daniele De Rossi/capitan futuro, anche Federico Tocci/Giorgio Colangeli ed Eugenia Costantini/Monica Guerritore, nel ruolo dei genitori di Francesco, figure chiave dell’evoluzione caratteriale di un uomo divenuto immagine di una società di calcio, di una miriade immensa di tifosi e di una città intera, questo a prescindere – nell’epilogo della sua carriera voluto da altri – dal difficile e teso rapporto con il mister interpretato da Gianmarco Tognazzi nel ruolo, fondamentalmente, di primo antagonista della storia d’amore tra un uomo è la sua seconda pelle, tra – da immagine restituita dal prodotto – Francesco e la maglia giallorossa. La famiglia ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nella vita del campione giallorosso, dapprima con i genitori che, nei suoi primi anni da calciatore, lo hanno indotto e incitato – o almeno così sembra dai primi episodi del serial – a restare a Roma e non scegliere club come il Milan, fino ad arrivare all’importanza dei figli e della moglie Ilary Blasi, la quale sembrerebbe essere sempre stata il rifugio dei suoi malumori e delle sue angosce, fulcro brillantemente restituito anche a livello di trasporto mimico dall’interpretazione di Greta Scarano. Ad arricchire il valore dell’intera serie non sono mancate le suggestive scenografie della città eterna, tra cui quella emblematica, sul finale, della cupola di San Pietro che ammalia il passetto del Lungotevere.

By | 2021-04-05T10:23:26+02:00 Aprile 2nd, 2021|Recensioni, Serie TV|0 Comments

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