L’ARTE DI VINCERE – BSFC[1] Award a Brad Pitt per miglior attore protagonista

///L’ARTE DI VINCERE – BSFC[1] Award a Brad Pitt per miglior attore protagonista

L’ARTE DI VINCERE – BSFC[1] Award a Brad Pitt per miglior attore protagonista


Tratto da una storia vera e basato sul libro Moneyball:The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis, il lungometraggio di Bennett Miller, uscito il 27 Gennaio 2012 nelle sale italiane, è la trasposizione cinematografica delle vicende sportive che hanno segnato le stagioni 2001 e 2002 degli Oakland Athlethics e del loro manager Billy Beane (Brad Pitt). Ex giocatore e talento del baseball, il carattere interpretato da Pitt dovrà lottare con tutte le forze per mettere a punto una squadra vincente dopo le partenze di alcuni giocatori, trovandosi contro tutto il suo staff che gli negherebbe il budget richiesto per ambire alla World Series.

A venire in suo aiuto sarà il giovane laureato in economia Peter Brand (Jonah Hill) che, con il suo approccio statistico alla costituzione della squadra, coinvolge Billy a tal punto da fargli stravolgere il suo modus operandi, portando un’evoluzione in ottica sabermetrica[2]. Svelati durante la prosecuzione del film, i retroscena sul passato da giocatore di Billy risultano esplicativi del suo atteggiamento volto a tenere le distanze dal campo, in flashback narrativi catturati da una superba fotografia che connette in modo suggestivo la tensione agonistica, nei primi piani di Pitt e nella preparazione strategica con i due attori centrali, con lo slancio cinematografico delle panoramiche sul campo. Caratterizzato dall’ottica di fondo della modernità, il film sembra escludere l’esperienza dal range operativo, lasciando presumere, però, un connubio tra il mestiere di scout e le tecnologie del terzo millennio, il tutto a servizio dell’allenatore, nel film interpretato da Philip Seymour Hoffman nei panni del diffidente Art Howe. Nel cast anche attori come Chris Pratt, interprete di Star Lord nel franchise Guardiani della Galassia della Marvel che, nel film, veste i panni di Scott Hatteberg, lo screditato giocatore che sarà il risolutore dell’intreccio teorico di Beane, subito dopo chiamato a prendere le redini dei Boston Red Sox e indirettamente fautore – grazie all’assunzione delle sue teorie da parte del club – della rottura della Maledizione del Bambino[3].


[1] Boston Society of Film Critics

[2] analisi del baseball attraverso le statistiche

[3] superstizione sportiva diffusasi in Nord America all’inizio degli anni novanta ed utilizzata come motivazione del declino della squadra di baseball dei Boston Red Sox che, per un periodo di 86 anni (dal 1918 al 2004), non riuscì a vincere le World Series

By | 2020-09-20T15:55:19+02:00 Settembre 19th, 2020|Cinema, Recensioni|0 Comments

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