CHICAGO – la sensualità del linguaggio del corpo tra esibizione e perdizione

///CHICAGO – la sensualità del linguaggio del corpo tra esibizione e perdizione

CHICAGO – la sensualità del linguaggio del corpo tra esibizione e perdizione

Sei Oscar e tre Golden Globes per il film di Rob Marshall, uscito il 10 Dicembre del 2002 negli Stati Uniti e in Italia nel Febbraio del 2003. Tratto dall’omonimo musical americano del 1975, il lungometraggio è ambientato nella Chicago degli anni ’20 e trae sviluppo dall’ambizione di accedere al mondo dello spettacolo di Roxie Hart (Renée Zellweger), talentuosa soubrette in cerca di un’occasione.

Ingannata dal suo amante Fred (Dominic West) in merito alle speranze di un ingaggio artistico, la protagonista si lascerà prendere dalla follia omicida nei confronti dell’uomo, interpretando, quindi, il livello di perdizione alla base della sceneggiatura e tratto comune nelle donne rinchiuse nel braccio carcerario diretto da Mama (Queen Latifah). A prendere le difese della donna sarà il richiestissimo Billy Flynn (Richard Gere), il quale elabora una strategia difensiva strutturata sia sulla popolarità di Roxie che sugli obblighi matrimoniali della sua cliente e del marito Amos (John C. Reilly). Abile nel formulare arringhe affascinanti ed efficaci, l’avvocato interpretato da Richard Gere evidenzia la natura della città di Chicago a considerare tutto come un grande spettacolo, distinguendosi nella caratterizzazione di show man al centro della provocazione femminile ma ben lontano dagli effetti di fascino e lusinghe. Sullo sfondo della sceneggiatura le sequenze in chiave jazz delle performance delle protagoniste,a fronte di un rapporto tra espressione e spettacolo, ricalcato sia dalla secondina interpretata da Queen Latifah che da Roxie e dalla sua diretta concorrente alle attenzioni della stampa Velma Kelly (Chaterine Zeta Jones),protagonista di sensuali messe in scena del proprio stato d’animo.

By | 2020-05-03T17:29:20+02:00 Luglio 28th, 2018|Cinema, Recensioni|0 Comments

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