È in ambiente aerodinamico e motoristico che si sviluppa questa pellicola di Francis Ford Coppola, il quale dirige un film biografico su Preston Tucker a partire da una sceneggiatura di Arnold Schulman e David Seidler, caratterizzandolo di un’interpretazione sensazionale da parte di Jeff Bridges, interprete del protagonista, un uomo visionario che vuole realizzare l’auto sicura e funzionale che tutti sognano, circondandosi di collaboratori fidati.
Caratterizzato da un prestigioso allestimento scenico tra il piccolo garage casalingo, “il più grande stabilimento del Mondo” (cit.), la tranquillità familiare e il racconto dell’ambizione di un uomo che non vuole altro che dare alla gente qualcosa di innovativo e mai visto prima, il lungometraggio spicca anche per i tratteggi rustici e le interazioni folk finalizzate a rendere il contatto con l’opera più immediato. Missione, quella dell’uomo oggetto del biopic, che sembrerebbe in linea con la sua visione se non fosse che, poco dopo, alcune clausole contrattuali andranno a ritorcersi contro di lui e la sua produzione. Troppo euforico per l’incipit di realizzazione del suo sogno, l’uomo avrebbe sottovalutato l’avidità di alcune delle persone a lui vicine. Vincitore di diversi riconoscimenti come un Golden Globe nel 1989, anno successivo all’uscita in sala, Tucker – un uomo e il suo sogno spicca per la regia quasi autobiografica di Coppola, l’interpretazione di un cast estremamente coeso e coinvolto, lo studio e la preparazione delle location e i temi della famiglia e della voglia di inseguire i propri sogni, il tutto restituito dalla minuziosa regia di Coppola che, con il racconto delle difficoltà e della presenza di adulatori e falsi opportunisti nel mondo del lavoro, si fa quasi l’autobiografia realizzando uno dei suoi film più significativi.
