Presentato alla Festa del Cinema di Roma di quest’anno e, dopo l’evento speciale al cinema di un mesetto fa, in prima visione tv ieri sera sui canali Sky, il biopic sull’ex capitano della Roma si presenta come un racconto inedito e sincero della maturazione di un sogno reso realtà e sfociato in una invidiabile carriera professionale. Proprio da qui parte la narrazione di Alex Infascelli, regista capace di indagare a fondo nell’animo di Francesco Totti, prendendolo tra le consapevolezze della personalità e le scelte che gli hanno permesso di militare per circa 25 anni sotto la casacca di un’unica società. Un indirizzo di vita, quello che ha spinto il campione a scegliere la squadra della sua città, rifiutando persino l’offerta dal Real Madrid e schierandosi dietro ad un solo obiettivo, quello di provare – dopo l’annata vincente del 2001 con Capello in panchina – a rendere di nuovo felice l’intero popolo romanista.
Denso di riferimenti intimistici, il documentario parte dalla raccolta di immagini che presentano l’astro nascente del calcio italiano nella presa di coscienza del suo posto, con la scelta che è poi ricaduta sui giallorossi anche – lo racconta Totti Stesso – per influenze familiari. Abile nella definizione dei contorni biografici dell’uomo e dello sportivo, il regista restituisce un ritratto del ragazzo divenuto uomo sul campo, affrontando anche il tema del rapporto con i compagni e con gli allenatori, del suo ruolo fuori dal campo con tanto di riferimenti alla longevità del suo rapporto con la moglie Ilary Blasi e l’attaccamento alla famiglia. Dichiaratamente vittima del suo personaggio, Francesco non sembra temere di mostrare le sue vulnerabilità, sembrando comunque consapevole di ciò che ha fatto non solo per la società ma anche per i tifosi, per la città, per il mondo del calcio e per tutto lo sport italiano. Strutturato su una narrazione di borgata, il film ripercorre tutti gli avvenimenti che hanno visto protagonista il Totti nazionale, portandoci fino all’ultimo atto della sua avventura, quella triste notte del 28 Maggio 2017 in cui Roma ha congedato dal terreno di gioco uno dei suoi figli prediletti, un’immagine giustamente quasi supereroistica, questa, restituitaci dal regista a mo’ di impalcatura analitica, il tutto in un prodotto che, tratto dal libro autobiografico Un Capitano, sembra essere una dichiarazione d’amore del protagonista alla sua città e alla sua gente.