Lungometraggio del 1989, Karate Kid – la sfida finale conferisce la messa in relazione della natura umana all’immagine della vita e dell’anima germogliante dei bonsai, piante coltivate – nello specifico – dal saggio maestro giapponese Miyagi (Pat Morita) con estrema cura. Rientrati da Okinawa negli States, Daniel (Ralph Macchio) e il suo allenatore si troveranno a far fronte alla brama di vendetta del dojo Kobra Kai nella persona, questa volta, di Terry Silver (Thomas Ian Griffith), ex commilitone del vietnam in debito con John Kreese (Martin Kove).
Messo di fronte alla dovuta difesa del titolo di campione nel contesto del torneo All Valley, il giovane La Russo dovrà affrontare non solo Mike Barnes (Sean Kanan) ma anche la sua più grande paura di ritrovarsi solo senza la guida del mentore interpretato da Morita, stato d’ansia, questo, spesso causa di errori nella valutazione delle situazioni. Ingannato da Silver, il protagonista andrà incontro all’annullamento dei suoi principi di un combattimento leale e solo a scopo di difesa, interpretando personalmente i tratti di un’ingenuità caratteriale, particolarità su cui, invece, dovrebbe far leva per rialzarsi fortificato. Sullo sfondo della pellicola la conoscenza e il rapporto interpersonale di Daniel e Jessica (Robyn Lively), amicizia da cui il protagonista sembra trarre il coraggio necessario per affrontare la nuova sfida in relazione ad una nuova attività di esposizione e commercio dei bonsai, avviata con Miyagi e condotta con rispetto e riconoscenza verso l’esperienza del socio. Uscito il 30 Giugno 1989 negli Stati Uniti per la regia di John G. Avildsen, il terzo episodio della saga sulle arti marziali fornisce l’iniziale immagine dell’isolamento del carattere interpretato da Macchio e del successivo richiamo alla responsabilità del co – protagonista.