IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO – un delicato raffronto con le difficoltà e la realtà

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IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO – un delicato raffronto con le difficoltà e la realtà

Vincitrice dell’Oscar 2019 per miglior regista, Lina Wertmüller dirige una commedia folkloristica tra le strade di una Arzano (NA) con estrema delicatezza, indagando sulla natura della realtà periferica della cittadina campana non distante da Napoli. Protagonista della vicenda è il Leone d’Oro alla carriera Paolo Villaggio, interprete di un maestro ligure inviato – per errore burocratico – a prender servizio presso la scuola De Amicis, dove avrà modo di interfacciarsi con una realtà totalmente differente da quella delle sue corde, incontrando – in un certo senso – il disagio e l’insoddisfazione dei ragazzi frequentanti prendendoli a cuore e cercando di motivarli.

Interpretati da giovanissimi attori, gli studenti della classe seguita dal maestro Sperelli (Villaggio) incarnano le difficoltà tipiche di una realtà cittadina in disagio, fotografata tra sfruttamento del lavoro minorile e costrizioni familiari lungo la naturalezza dei luoghi passati in rassegna. Tratto dal bestseller omonimo di Marcello D’Orta, il lungometraggio italiano fornisce un ritratto della poco conosciuta situazione tipica dei ragazzi allo sbando, qui salvati grazie all’intervento di un insegnante deciso a riabilitarli portandoli – nel vero senso del termine – a scuola. Uscito il 9 Ottobre del 1992, il film della Wertmüller stabilisce un confine netto tra la brillante interpretazione di Paolo Villaggio e l’utilizzo di prelibate scenografie naturali, sancendo il legame  con gli elementi correlati alla narrazione, rapporto, questo, molto caro alla regista italiana, la prima donna nella storia ad essere candidata all’Oscar e vincere l’ambito Premio per la categoria miglior regista. Allestito nell’ottica nazional – popolare, il prodotto cinematografico si arricchisce della sublime caratterizzazione dei personaggi da parte dei giovani interpreti posti al centro del soggetto, il tutto in virtù di una messa in scena vissuta, sentita e fatta propria, adeguatamente bilanciata dall’attenta regia e focalizzazione sui contesti sociali della Wertmüller.

By | 2019-10-29T13:39:07+01:00 Ottobre 28th, 2019|Libri, Recensioni|0 Comments

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