FEBBRE DA CAVALLO – un parco auto notevole nel cult di Steno

///FEBBRE DA CAVALLO – un parco auto notevole nel cult di Steno

FEBBRE DA CAVALLO – un parco auto notevole nel cult di Steno

Film cult del 1976, la pellicola indaga nella vita mondana di tipici personaggi degli anni ’70 in riferimento alla sfera della loro quotidianità, traendone i tratti tipici della convivialità e dell’italianità in relazione al contorno di un personaggio sociale che, con l’ambizione di calcare sempre più i palchi di Cinecittà, sembrerebbe trovare l’unica consolazione nel galoppo e nel trotto dei cavalli. La storia è quella di un gruppo di appassionati giocatori alle corse dei cavalli, i quali sembrerebbero vivere la competizione equina come un vero e proprio scopo di vita, fulcro di emozione, di carica e spesse volte di dispiacere. Punto focale del lungometraggio anche la sfilata sulle scene di automobili, tra le quali spiccano una Giulietta Spider rossa, una Jaguar XJ6, una 127 bianca e una Autobianchi A112, immerse nella prelibata fotografia del Campidoglio e di tutta la città eterna, attraversata anche, per una scena di pura azione, da una 128 blu scura e una 130 di colore argento.

A guidare il gruppo degli accaniti giocatori l’indimenticabile Gigi Proietti nei panni di Bruno Fioretti, uomo tutto di un pezzo guadagnatosi la nomina di Mandrake per il suo fascino irresistibile e la capacità di incantare con i gesti e le parole, un personaggio della romanità burlona confezionato a dovere per il compianto attore romano da Stefano Vanzina alias Steno e da suo figlio Enrico, regista il primo e co-sceneggiatore il secondo. Espansivo e comunicativo, il protagonista della pellicola si circonda del sostegno di personaggi come Felice Roversi e Armando Pellicci, rispettivamente interpretati da Francesco De Rosa ed Enrico Montesano nei panni di due esperti di corse, i più vicini al carattere interpretato da Proietti. Altro elemento caratterizzante della messa in scena truffaldina alla base della vita di questi uomini tendenzialmente nullafacenti, Ennio Antonelli fornisce una superba interpretazione del macellaio Otello Rinaldi/Manzotin, omaggiato anche nel sequel di 26 anni più tardi (qui la recensione). Tanti i punti di contatto con la pellicola del 2002 realizzata dai figli di Stefano Vanzina/Steno, tutti atti a riprendere la tonalità comica del film in oggetto e renderla attuale, una portata storica che vede l’affiatamento tra gli attori – come dimostra anche la pellicola Piedipiatti del 1991 in cui nel cast figurano Montesano e De Rosa – quale elemento cardine dell’operazione, siglata anche sulla costante del pittoresco tema musicale.

By | 2020-11-15T15:32:20+01:00 Novembre 12th, 2020|Cinema, Recensioni|0 Comments

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