Omaggio ai Doors e al trasgressivo cantante |
A quaranta anni dal tragico epilogo della carriera del gruppo statunitense dei Doors, verrano analizzati due documenti relativi alla celebrazione della loro musica, partendo dalla riproposizione in tv del documentario musicale Doors….when you’re strange nella seconda serata di lunedì 25 febbraio e quella al cinema del concerto all’Hollywood Bowl del 1968, riproposto in versione rimasterizzata il 27 febbraio.
Il film documentario, diretto da Tom Di Cillo e presentato al Sundance Film Festival nel 2009, ripropone un ritratto dalle tinte forti della storia della musica rock a cavallo degli anni ’60-’70, analizzandola prendendo in esame uno dei più grandi gruppi rock del periodo. Attraverso immagini esplicative mai viste prime, viene inquadrato da vicino il genio di Jim Morrison, promotore del progetto del gruppo insieme a Robby Krieger. Siamo nell’estate del 1965 quando i due giovani musicisti decisero di formare il gruppo leggendario composto da quattro membri: Jim Morrison (front-man e voce), Robby Krieger (chitarra), Rey Manzarek (organo) e John Densmore (batteria)……… tutti uniti dalla comune spinta motivazionale di giocare con la musica e costruirvi uno show attorno.
Procedendo nella narrazione, il film mette in risalto il primo successo arrivato nel 1966 con Light my fire di Krieger, un esempio degno del psychedelic rock e del fusion jazz, entrambi stili propri della band statunitense, di cui il film celebra la leggenda, nonché il trasgressivo genio di Jim Morrison, cantante stravagante e dall’atteggiamento particolare e poco ortodosso. Attraverso uno sguardo alla vita dei musicisti e un focus sul backstage di alcuni concerti, tra cui quello del Super Bowl, vengono messe in luce le peculiarità del gruppo, come la mancanza del basso, coperta dai toni flamenco dell’organo, insieme ai ritmi tendenti al blues della batteria, tutti elementi che accompagnano il front-man Jim, definito un magico poeta del rock pericoloso e profano. Definendosi come il re lucertola, Morrison sembra aver bisogno del pubblico e del suo personaggio, costantemente al centro dell’attenzione come centro della scenografia costruita. Documentando le fasi di registrazione in studio, anche attraverso la testimonianza degli artisti, l’accento si sposta sulla figura del chitarrista Robby Krieger, divenuto unico autore dei pezzi, in seguito all’assunzione di acidi e alcool di Morrison, oggetto anche di alcuni guai giudiziari. Soggetto a depressione costante, Jim viene accusato di oltraggio al pudore e condannato per atti osceni in luogo pubblico, causando l’annullamento del tour del 1969. Elevata dose di violenza nei brani dei Doors, seppur siano per Jim poesie di amore e divertimento, utili ad uscire dalla depressione, culminata nella pubblicazione di un libro di poesie, proprio quando l’America stava vivendo catastrofi continue, precedentemente alla pubblicazione del disco autoprodotto Rison on the store, ultimo di una carriera durata 54 mesi e segnata dalla morte a Parigi del cantante, a causa di droga ed alcol, epilogo della storia della band statunitense che ha fatto epoca con circa 80 milioni di dischi venduti.
Le celebrazioni della settimana in corso continuano con la diffusione cinematografica del concerto tenutosi il 5 luglio 1968 all’Hollywood Bowl di Los Angeles, distribuito da Microcinema in esclusiva nelle sale cinematografiche italiane il 27 febbraio, rimasterizzato dalle riprese volute dai Doors stessi. A riprendere Jim Morrison e gli altri sembra ci fosse anche un giovanissimo Harrison Ford, addetto ad una delle cinque cineprese dedicate al reportage del concerto, montato assieme alle testimonianze dei musicisti, raccolte in occasione dell’elaborato cinematografico-musicale. Il documentario relativo alla serata parte dai dintorni della suggestiva e singolare location, per poi passare alle inquadrature del live da diverse angolazioni, prediligendo i primi piani dei musicisti ed in particolare di Jim, deceduto tre anni dopo l’avvenimento. Jim era una persona diversa da tutte le altre, una personalità stravagante e singolare, forte del suo mito, quasi conscio della leggenda che avrebbe lasciato ai postumi. Una performance fenomenale – dicono i colleghi – entusiasti di poter raccontare quello che è stato un concerto esplicativo di tutte le basi fondanti del gruppo dei Doors, entrato nella leggenda della musica psichedelica, rock e persino jazz. Tutti generi, questi, delineati attraverso le esecuzioni significative degli strumenti utilizzati, nonché il tono della voce di Jim, da cauto a progressive ed intenso. Ad accompagnarlo, oltre naturalmente alla scansione ritmica spiccata e decisa della batteria di John Densmore, la melodia decantata dalla chitarra di Robby Krieger e dall’organo di Rey Manzarek. Il concerto è, in sintesi, manifesto di amore e di passione, caratteristiche immesse dai leggendari musicisti nell’esibizione, coronata da pezzi storici, tra cui l’indimenticabile Light of my fire, Back door man, Five to one, Wake up, Alabama song ed Hello I love you. Caratteristiche evidenziate dalle riprese e dal montaggio, focalizzato in prevalenza sul volto di Jim, sono grinta e rabbiosità nel riproporre il sound rock che varia da hard rock a blues rock, passando per acid e psychedelic rock.
La location |
Particolarità costante dell’esibizione di Los Angeles è la continua ricerca di coinvolgimento emozionale con il pubblico presente all’Hollywood Bowl, emozionato, sicuramente, per lo show costruito da Jim Morrison, di cui il prodotto cinematografico vuole celebrare l’arte musicale-esecutiva ma anche relazionale-espositiva nella profondità delle musiche sbalorditive eseguite. A riportare il versante espositivo verso il rock deciso richiamando l’attenzione ci pensa il rullo dei tamburi, ad anticipare l’esecuzione della poderosità della voce di Jim, figura estroversa celebrata in modo degno anche dai primi piani intensi ed entusiasmanti, quasi da togliere il fiato.
Distribuzione italiana |